Pubblicato il: 23/05/2018   

Una nutrita e commossa adesione ha caratterizzato la cerimonia di commemorazione organizzata dal Comune di Seregno nella mattina di mercoledì 23 maggio u.s., presso il giardino pubblico di via Pacini, per ricordare i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, tragicamente uccisi nelle stragi di Capaci (23 maggio 1992) e di via D’Amelio (19 luglio 1992) in cui rimasero vittime anche alcuni componenti delle loro scorte.


Tra le Autorità, ad affiancare il Commissario Straordinario di Seregno, Giorgio Zanzi, vi erano il Procuratore della Repubblica di Monza, Luisa Zanetti; il Tenente Colonnello dei Carabinieri di Monza, Simone Pacioni; il Colonnello della Guardia di Finanza di Monza, Massimo Gallo; il Comandante della Compagnia Carabinieri di Seregno, Danilo Vinciguerra; il Comandante della Compagnia Guardia di Finanza di Seregno, Domenico Fucci; il Comandante della Stazione Carabinieri di Seregno, Nunzio Decrescenzo; il Comandante della Polizia Stradale di Seregno, Sergio Turoli; il Comandante della Polizia Locale di Seregno, Cristina Ruffa, nonché il Comitato di Monza della Croce Rossa Italiana. Oltre a due Carabinieri e ai Vigili in Alta Uniforme schierati a fianco della stele commemorativa, erano presenti con i propri labari le delegazioni di tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Armi della città e la locale Protezione Civile.


Tutte le scuole di Seregno, sia pubbliche che paritarie, dalle primarie alle secondarie di I e II grado, sono intervenute con una propria, numerosissima rappresentanza. Molti gli alunni e gli studenti che hanno letto un pensiero o una riflessione sul tema della legalità, posizionando poi i biglietti sui rami dell’albero piantato a fianco alla stele.


In merito a questa iniziativa già avviata nelle precedenti commemorazioni, si invitano i cittadini, da oggi in avanti, a emulare le scolaresche per far “fiorire” l’albero della legalità e non dimenticare quanti dedicarono la propria vita e svolsero la propria attività professionale a difesa delle istituzioni democratiche e della giustizia, mettendo persino a repentaglio la propria incolumità personale e quella dei propri famigliari: magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti, imprenditori e comuni cittadini che ebbero il coraggio di opporsi alla barbarie mafiosa e alla criminalità organizzata persino al prezzo del loro stesso sangue.


Gli uomini passano” ma “le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe dei grandi uomini”. (Giovanni Falcone)
Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. (Paolo Borsellino)